s alessio roma

Sull'altare marmoreo si trova un tabernacolo cinquecentesco realizzato con pregiati marmi differenti. Segue l’altro monumento funebre del pittore impressionista Antonio Mancini (5) (nella foto 8), morto nel 1930. e poi la Cappella del Crocifisso (6) (nella foto 9) con pala d'altare anonima del XVIII secolo che raffigura il “Cristo Crocifisso”. © 2013 Centro Regionale S. Alessio - P.Iva 02042591004Viale C. T. Odescalchi, 38 - 00147 RomaMail: protocollo@santalessio.orgP.E.C. Secondo la leggenda solo il papa riuscì ad aprire la sua mano e a leggere il biglietto, provocando la sorpresa dei genitori. La colonnina di destra è firmata da Jacopo di Lorenzo di Cosma, il quale dichiara di averne scolpite 19 con relativi capitelli: “Iacobus Laurentii fecit has decem et novem columnas cum capitellis suis”. Alessio, noto anche col nome Sant'Alessio romano, detto "l'uomo di Dio" (Roma, IV secolo – Roma, 412), è stato un patrizio romano che rinunciò al matrimonio e alla mondanità per farsi mendicante. Questo aspetto ci introduce alla nota leggenda secondo la quale S.Alessio, contrario alle nozze volute dal padre, il senatore Eufemiano, fuggì dal palazzo che sorgeva dove oggi è la chiesa e visse in esilio, in Siria, ben 17 anni. Di forma quasi quadrata, è costruito interamente in laterizio e si eleva in cinque ordini, di cui i due inferiori con doppie monofore, mentre i tre superiori con doppie bifore. Alla morte del santo si sprigionò prodigiosamente un suono festoso di campane. Le pareti sono decorate con affreschi dei secoli XII e XIII con “l’Agnello mistico”, i simboli degli evangelisti e figure di santi, probabilmente Pietro e Paolo. Ai primi del Novecento fu rappresentata, in prosa, dai "Compagnons de Nôtre Dame" di Henri Ghéon. Sulla lapide a terra la lapide ricorda: “A Dio Ottimo Massimo – Ossa di Metello Bichi Cardinale di Santa Romana Chiesa Senese”. Qui vi sono custodite inoltre le reliquie di S.Tommaso Becket, divenuto arcivescovo di Canterbury dopo essere stato confidente e collaboratore di re Enrico II d’Inghilterra e da questi poi fatto uccidere nella stessa cattedrale nel 1161 da quattro cavalieri perché Tommaso, ritrovata la fede, prese ad opporsi alla politica di Enrico, non rispettosa dell’autonomia e dei privilegi della Chiesa. Nell'abside (20) (nella foto 22) si trovano gli stalli del coro dei monaci Geronimici, al centro del quale vi sono due colonnine in marmo con decorazione cosmatesca, sormontate da un timpano, che inquadrano un’iscrizione del XIII secolo che elenca le reliquie presenti nella chiesa. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 17 ott 2020 alle 19:56. Da segnalare che nel XVII secolo questa era la cappella funeraria della famiglia Guidi di Bagno, fatta realizzare dal cardinale Gianfrancesco Guidi di Bagno e soltanto nel 1850 dedicata a S.Girolamo. La Chiesa cattolica lo venera come santo e lo ricorda il 17 luglio. Nell'anno più difficile per tutti, il Sant’Alessio non ha voluto rinunciare alla tradizionale Festa e ha riunito nel Parco della sede romana la sua comunità, dalle Università alle Amministrazioni locali e di Governo, dalle Associazioni alle Famiglie ai lavoratori che operano nell’Istituto. Visse 53 anni, morì il 9 settembre 1695”. Morì all’età di settantotto anni il primo di luglio del 1619”. Secondo la leggenda siriaca, Alessio, figlio di Eufemiano e Agalé, era un patrizio di Costantinopoli, fidanzato con una donna virtuosa che convinse, la sera delle nozze, a rinunciare al matrimonio. Il Liber Pontificalis attesta che la chiesa era divenuta diaconia già nell'VIII secolo, sotto il pontificato di Leone III. Si accede alla basilica tramite un quadriportico in parte murato: sulla destra si trova una fontanella (nella foto 1) ornata da una cuspide triangolare con i ritratti di S.Alessio (a sinistra) e di S.Bonifacio (a destra), proveniente dalla chiesa medioevale di papa Onorio. Purtroppo, a causa di varie vicende, tra cui il difficile periodo della Seconda Guerra Mondiale, il monumento fu inaugurato soltanto il 16 maggio 1954 dal Sindaco di Roma, Salvatore Rebecchini, il quale depose ai piedi del monumento un fascio di fiori, non prima di aver reso omaggio alla memoria dell’artista, deceduto pochi mesi prima. Il piano superiore è costituito da cinque finestre alternate da lesene con capitelli corinzi, sopra il quale corre una balaustra con vasi marmorei fiammeggianti. Ad Edessa, poco prima di morire come mendicante in un ospedale, rivelò di appartenere ad una famiglia nobile romana e di aver rifiutato il matrimonio per consacrarsi a Dio; così gli furono tributati gli onori degli altari. Sullo sfondo di una scogliera, ottenuto sfruttando piccoli blocchi di roccia calcarea murati nella parete, emerge una vaschetta ovale, finemente lavorata e sostenuta da un uccello ad ali spiegate (forse un'aquila), dentro la quale una testa (oggi scomparsa) di puttino alato versava l'acqua nel sottostante bacino semicircolare, delimitato da un ampio semicerchio a scalino pavimentato da cubetti di porfido. Anche qui una bella iscrizione: “A Eleonora Boncompagni Borghese, principessa di Sulmona, alle sue ceneri deposte sotto questo marmo, le monache del Corpo di Cristo dei Ginnasi come monumento eterno di un animo riconoscente. La cappella, invece, fu costruita dall'abate Angelo Porro nel 1674 e conserva la veneratissima Icona della Madonna di S.Alessio (nella foto 20), in quanto si riteneva che fosse la stessa che il Santo avesse venerato già ad Edessa dove si era recato per abbandonare gli agi della casa paterna e vivere in povertà, chiamata anche Madonna dell'Intercessione perché derivante dal genere delle scene pittoriche in cui si invoca la misericordia di Cristo giudice. Sul pavimento dinanzi alla cappella si trova la duecentesca pietra tombale del diacono Pietro Savelli (19) (nella foto 21), la cui famiglia aveva sull'Aventino una rocca. Tu che ti sei esercitato negli studi sacri hai ottenuto insigni riconoscimenti. Ma ora più di questo desidero che tu riposi in una placida pace, quella vera e buona che sola giova ai defunti e che da te, mentre vivevi, sempre fu desiderata: la vita, pace e riposo. È venerato come santo dalla Chiesa ortodossa (ricorrenza 17 marzo) e da quella cattolica (17 luglio). La leggenda è giunta fino a noi dopo numerose interpolazioni di scribi, giullari, cantastorie (dimostrato da il "Ritmo", uno dei documenti più antichi dell'italiano volgare), trovatori e comici, fino ad essere musicata da Stefano Landi su libretto del cardinal Rospigliosi. Proseguendo lungo la navata sinistra troviamo il monumento funebre del XIX secolo di Cesare Fanti (9) (nella foto 12), anch’esso proveniente dalla demolita chiesa di S.Lucia dei Ginnasi. Sul pavimento tra il ciborio e l’abside (16) si trovano alcune pietre tombali: quella di Lupo de Olmedo (nella foto 16), fondatore dei Monaci Girolamiti dell'Osservanza, risalente all’anno 1433. del cardinale Vincenzo Gonzaga (nella foto 17), primo cardinale della basilica, dell’anno 1591, e quella in ricordo di Fabrizio Guidi di Bagno (marchese di Montebello morto servendo il re Filippo IV nelle Fiandre, padre del cardinale Gianfrancesco Guidi di Bagno). Molto bello il chiostro (nella foto 25) realizzato nel corso del Cinquecento, a pianta rettangolare con sette arcate nei lati lunghi e sei nei lati corti con un pozzo ottagonale del 1570 al centro. Etimologia: Alessio = protettore, difensore, dal greco. Ulteriori interventi di restauro furono compiuti tra il 1852 ed il 1860 dai Chierici Regolari di Somasca (detti Somaschi), ai quali Pio IX aveva donato la basilica ed il monastero. Tornato alla propria dimora povero ed invecchiato, non fu riconosciuto da nessuno ed il padre, credendolo un povero pellegrino, gli concesse alloggio in un sottoscala, dove Alessio visse i restanti giorni della sua vita: nel momento stesso in cui morì, tutte le campane di Roma suonarono miracolosamente. Davanti all'altare si trova anche una cattedra (nella foto 24) in continuazione di un sedile in muratura che corre lungo il perimetro della cripta. https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Alessio_di_Roma&oldid=116105283, Voci biografiche con codici di controllo di autorità, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, bastone, stuoia, scala, croce, foglietto o lettera, moribondi, mendicanti, campanari e portieri. Sotto il portico è conservata la statua settecentesca di papa Benedetto XIII (2) (nella foto 4) realizzata nel 1752 ed eretta dal cardinale Angelo Maria Querini per celebrare il completamento del riordino barocco. Dal Martirologio Romano: "A Roma nella chiesa sul colle Aventino, sotto il nome Alessio si venera un uomo di Dio, che, come dice la tradizione, lasciò una casa ricca per diventare povero e mendicare in incognito l'elemosina". Seguono altre due tele dedicate al medesimo Santo: “S.Girolamo e S.Marcella” (12) e “S.Girolamo Emiliani” (13). Molto bello il pavimento che conserva ancora qualche decorazione musiva cosmatesca. Percorriamo ora la navata destra: all’interno della nicchia ricavata nella controfacciata possiamo ammirare il monumento funebre del cardinale Metello Bichi (4) (nella foto 7), che fu titolare della basilica nel 1611. Degno di menzione è il pozzo ottagonale (10) (nella foto 13), situato tra il secondo e terzo pilastro, chiuso da un pesante coperchio in legno dall’orlo levigato dallo sfioramento delle mani dei fedeli, fatto in devozione di S.Alessio, in quanto questo sarebbe il pozzo presso il quale il Santo, ospite anonimo delle sue case, attingeva l’acqua ogni giorno per la famiglia che gli prestava ricovero. Tuttavia mitigano il loro triste rimpianto per questo solo motivo che la cenere di una illustrissima virtù estinta si colora ancora di porpora. Dinanzi al pozzo, sopra al monumento funebre di Domenico Savarè (morto nel 1895), procuratore generale dei Somaschi, si trova la tela “S.Girolamo Emiliani introduce gli Orfani alla Vergine” (11) realizzata nel 1749 da Jean-François de Troy: l’opera originariamente era situata nella demolita chiesa di S.Nicola dei Cesarini, appartenuta ai Somaschi. Secondo gli esperti, invece, l'icona fu realizzata da un pittore romano tra il XII e il XIII secolo, a tempera su tela e fissata su una tavola di legno. La chiesa di S.Alessio (nella foto sopra) risale al III o IV secolo, quando fu edificata sul luogo precedentemente occupato, secondo la tradizione, dalla casa del padre di Alessio, Eufemiano, ed originariamente dedicata soltanto a S.Bonifacio di Tarso, il patrizio romano martirizzato a Tarso di Cilicia (Anatolia) nei primi anni del IV secolo. concorso pubblico approvazione graduatorie di merito, formazione delle graduatorie finali e proclamazione dei vincitori dei bandi di concorso pubblico, per titoli ed esami, per la stabilizzazione ai sensi del d.lgs 75/2017 art. : protocollo@pec.santalessio.org, Attività Ludico Motorie e Ricreative - Calendario 2019-2020, Collaborazione con studenti e ricercatori, Amministrazione Trasparente fino al 11.11.2019, Albo Operatori Economici Beni, Lavori, Servizi e Forniture, educatividomiciliariterritoriali@santalessio.org, Sportello Legale HCP 2017 (Tommaso Mirri), Responsabile Protezione Dati (Massimo Virgilio). Infine, nello stesso giardino, è situata anche la statua dedicata a S.Giovanna d’Arco (nella foto 27), donata al Comune di Roma nel 1935 dallo scultore francese Maxime Real del Sarte. Sotto il ciborio è custodito l’altare maggiore, anch’esso realizzato da Tommaso De Marchis e dedicato a S.Bonifacio, che conserva, dietro una grata, le reliquie dei Santi titolari, Bonifacio ed Alessio. La navata sinistra inizia con la bellissima Cappella di S.Alessio (8) (nella foto 11), situata nella controfacciata. L'epigrafe, posta sotto la pietra tombale, così recita: “O caro Giuseppe Brippio, che sempre hai amato la poesia, accogli ora questi versi degni della tua tomba. Leggermente arretrata si intravede la copertura a timpano della chiesa ed il bellissimo campanile romanico (nella foto 3) fatto costruire da papa Onorio III nel 1216. Avendo Alessio prestato a lungo servizio presso l'ospedale di Edessa, nel XIV secolo i Lollardi di Anversa presero il nome di Alessiani e, nel XVII secolo, i Fratelli Celliti gli intitolarono la chiesa del loro convento di Aquisgrana e iniziarono a chiamarsi Alessiani di Aquisgrana. Sotto è situata una lapide romana (41-54 d.C.) mutila che così recita: “In onore della casa di Augusto Ti(berio) Claudio secondo esattore con Ti(berio) Claudio di Quir(ino) secondo f(iglio), triumviro e quadriumviro dei corrieri addetti, a sue spese eresse questa scuola con tutte le sue statue, pitture ed ornamenti”. Si imbarcò per la Siria del nord (l'attuale Turchia) per arrivare poi alla città di Laodicea e poi a Edessa (l'attuale Şanlıurfa), dove si finse mendicante. L’iscrizione, che appare al centro del monumento, così recita: “A Dio Ottimo Massimo – A Metello Bichi, patrizio di Siena, Cardinale generosissimo titolare di S.Alessio, alla cui nobiltà pari era la virtù, elevata per beneficio del Pontefice Massimo Paolo V dall’Episcopato di Sovana alla luce della porpora di Roma ed all’eccellenza dell’Arcivescovato di Siena, virtù che brillò luminosissima ma per brevissimo tempo, Vincenzo e Bernardino, al fratello strappato prematuramente mestissimi edificarono. Ogni lato del ciborio presenta un timpano con teste di angeli alati. Questo sito utilizza soltanto cookies tecnici che non necessitano di consenso. Alle due estremità del transetto si trovano due cappelle: a sinistra è situata la Cappella di S.Girolamo Emiliani (17) (nella foto 18), fondatore dei Somaschi: la pala d'altare raffigura “S.Girolamo Emiliani con orfano davanti alla Madonna” ed è una copia fotografica dell'originale trafugato nel 2006. Il portale cosmatesco dell'epoca di Onorio III introduce all'interno della chiesa (nella foto 6), divisa in tre navate da pilastri ornati da paraste scanalate e capitelli corinzi e coperta con volta a botte: la decorazione della volta della navata centrale venne realizzata da Michele Ottaviani intorno alla metà del XIX secolo, mentre quella dell'abside e dei pennacchi della crociera da Carlo Gavardini nel medesimo periodo. Altri restauri interessarono il complesso nel corso dei secoli successivi: nel 1216 la basilica fu interamente ricostruita da Onorio III, nel 1431 fu restaurata dai Gerolimini, alla fine del Cinquecento papa Sisto V la elevò a titolo cardinalizio, nel Seicento fu restaurata dal cardinale Guidi di Bagno ed infine nel 1750 dal cardinale Andrea Querini, che commissionò a Tommaso de Marchis anche l'ampliamento del convento e la nuova facciata della chiesa. Nel 977 papa Benedetto VII affidò la chiesa ad una comunità di monaci Basiliani, rifugiatisi a Roma insieme all'arcivescovo Sergio di Damasco, costretto dai Saraceni a fuggire dalla sua città. Secondo la versione greca e romana, invece, Alessio, patrizio di Roma, dopo una vita da mendicante a Edessa, ritornò diciassette anni più tardi a Roma a casa del padre (che però non lo riconobbe): qui visse come mendicante per altri diciassette anni in un sottoscala. L'opera rubata era stata realizzata da Carlo Gavardini tra il 1852 ed il 1860. La Chiesa cattolica lo venera come santo e lo ricorda il 17 luglio. Nel passaggio tra la navata laterale sinistra ed il transetto si trova a parete il monumento funebre di Giuseppe Brippio (14) (nella foto 14), l'umanista autore nel XV secolo del poema "La Leggenda di S.Alessio". Nel 986 l'edificio venne dichiarato basilica e dedicato anche a S.Alessio, sulla cui casa paterna, come sopra menzionato, era stato costruito. L’opera, realizzata da Andrea Bergondi nel XVIII secolo, raffigura “S.Alessio assistito dagli angeli al momento del trapasso” ed è costituita dalla statua in gesso raffigurante il Santo morente ed un reliquiario monumentale, in vetro e legno dorato, disposto in diagonale tra quattro colonne di spoglio in granito con capitelli corinzi, che contiene la scala lignea della casa paterna sotto la quale la leggenda vuole che il … Alessio, noto anche col nome Sant'Alessio romano, detto "l'uomo di Dio" (Roma, IV secolo – Roma, 412), è stato un patrizio romano che rinunciò al matrimonio e alla mondanità per farsi mendicante. Prima di morire descrisse in un biglietto tutta la sua vita, compresa la rinuncia al matrimonio e la partenza a Edessa. Non raccogliamo altri dati personali sulla vostra navigazione. Attraverso un cancelletto (21) posto in prossimità degli scalini del transetto, è possibile scendere nella sottostante cripta romanica, risalente all'XI secolo, con un altare a baldacchino (nella foto 23) sotto il quale si trova una colonna tradizionalmente ritenuta quella alla quale fu martirizzato S.Sebastiano. L’icona, secondo la tradizione, sarebbe stata dipinta a Bisanzio e poi trasportata a Roma nel X secolo da Sergio di Damasco. Degna di essere ammirata è la fontanella (nella foto 26) situata nel piccolo giardino situato accanto alla chiesa, praticamente addossata alla parete esterna della navata destra: questa piccola e graziosa fontana fu trasferita qui nel 1937, proveniente dal cortile del secentesco palazzo Rusticucci (come è scritto anche sulla vaschetta), demolito in quello stesso anno per la realizzazione di via della Conciliazione.

14 Gennaio Anniversario, Palazzuolo Sul Senio Mappa, Gloria Tv Video, Tanqueray Gin 1l, Hamburger Di Pollo Light, 24 Marzo Nati, Ultimo Film Su Gesù, Santa Cecilia Festa, Colazione A Domicilio Infernetto, Giacobbe Rimase Solo E Un Uomo Lottò Con Lui,

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *