ruolo del teatro oggi

Né il fatto che il teatro sia da quegli antichi tempi legato al rito e alle sue forme ne snatura la fisionomia. 97706570153. Fregandosene altamente del “botteghino”, del “fare cassa”, di quei “numeri” che sembrano essere il metro di ogni successo, il teatro sociale ha trovato strade proprie, e modalità di sostentamento alternative. Nel 1576 nasce a Londra il primo teatro commerciale, il Burbage Theatre. Quanto al pubblico, disposto nei pressi del tempio (humfo) sui tre lati del perystile, un hangar coperto da una tettoia di stoppia o di latta, non è fatto solo di iniziati (hunsi): anzi, è per lo più costituito da spettatori-membri della collettività, che vi assistono in quanto si sentono impegnati in una precisa responsabilità sociale. 8. II, Invenzione di un teatro diverso, Torino 1984.Rey-Flaud, H., Pour une dramaturgie du Moyen Âge, Paris 1980.Ridgeway, W., Dramas and dramatic dances of non-European races, Cambridge 1915.Russell Brown, I. Il conte-duca Olivares, che di lì a poco avrebbe fatto costruire per il suo monarca il fastoso palazzo del Buen Retiro, ideale luogo di rappresentazioni d'eccezionale opulenza, invita Pedro Calderón de la Barca, uno dei due grandi drammaturghi del secolo d'oro spagnolo, a scrivere L'assedio di Breda, da rappresentarsi a corte non oltre il 5 novembre. Il ruolo del teatro per la diffusione dell’italiano. Per restare - per pure ragioni di esemplificazione - nella capitale francese, la piccola borghesia degli impieghi e il popolo del commercio minuto, dell'artigianato, del lavoro dipendente affollano i teatri come l'Ambigu-Comique, la Gaîté, la Porte Saint-Martin, Les Funambules, in cui trionfano i lions du mélodrame, i mattatori di un genere teatrale avventuroso e 'nero', in cui un Malvagio (traditore della fiducia e idolatra della menzogna) viene opposto a un Buono, un eroe disinteressato che agisce solo in nome della buona fede e del rispetto della verità. Già la favola mitologica o quella pastorale (dal Poliziano dell'Orfeo al Tasso dell'Aminta, sino al Guarini del Pastor fido, sempre per restare soltanto in Italia) meglio si prestavano, per le allusive valenze dei miti in esse contenuti, a far da supporto a questo o a quel messaggio simbolico che la singola corte committente intendeva affidarle. per passare dalla teoria alla pratica. Il teatro sociale d’arte ha in sé la carica rivoluzionaria di chi sa scardinare preconcetti e pregiudizi, di chi non si arrende al perbenismo borghese, di chi cerca – come afferma il poeta e attore Gigi Gherzi – più il “senso” che non il “consenso”. È, paradossalmente, il coronamento del pensiero di Antonin Artaud, il grande marsigliese, teorico folle del “teatro della crudeltà”. Se solo queste realtà potessero diventare una costellazione, una rete attiva e concreta, un tessuto sempre più intrecciato – anziché, come ancora spesso accade, essere monadi che operano in solitudine – allora, forse, anche gli italiani potrebbero sorprendersi, rendersi conto di essere un pochino migliori di quel che abitualmente sono. Ma è proprio questa metamorfosi, o doppio passaggio, dal sociale al teatrale al sociale, a conferire ai miracle plays inglesi, alle fiestas de Corpus Domini spagnole, ai mystères francesi, alle sacre rappresentazioni italiane un peso sociale tutto particolare.B. La tesi della doppia moralità. Il teatro delle corti o l'esaltazione del potere nel Cinque-Seicento europeoUn teatro radicalmente opposto, non agito e partecipato, entro certi limiti, a tutto campo sociale, ma piuttosto gestito dall'alto, con precise intenzioni di esaltazione del potere, è quello che caratterizza le corti, grandi e piccole, d'Italia, Spagna, Inghilterra, Francia tra Cinque e Seicento. Ad Amsterdam sorge lo Schouburg, a Vienna l'Opera è più volte rifatta, così come il Drury Lane a Londra. Si è potuto dimostrare che, intorno al 1595, le due principali compagnie attive a Londra, cioè i già citati Chamberlain's Men e gli Admiral's Men, totalizzavano da sole qualcosa come quindicimila biglietti venduti alla settimana. Al termine, una giuria di dieci persone (a nome delle dieci tribù del demo ateniese) assegnava la corona d'edera al vincitore.Se ci siamo addentrati nel dettaglio di queste immense manifestazioni annuali, è per sottolineare, ancora una volta, l'intertestualità di cerimonia religiosa e spettacolo teatrale. Anche se, ovviamente, appare quanto mai necessaria una preparazione, una iper-competenza non solo teatrale, in chi vuole avventurarsi nei territori del disagio: capacità di interloquire, comprensione del contesto, risoluzione dei conflitti, conoscenze dei settori di riferimento (che so, dalla psichiatria al regolamento carcerario), eccetera eccetera…. Non è questione, dunque, di disconoscerne la statura. "Come avessero affittato le orecchie, corrono in giro per le dionisie ad ascoltare tutti i cori, senza mancare né alle cittadine né alle rurali": è il Platone della Repubblica a precisarlo. È molto amico dei pittori nabis (Vuillard, Bonnard, Denis) e simpatizza fortemente per la letteratura simbolista. ; tr. Tra i due, spesso, una vittima designata, per lo più una giovane innocente e perseguitata che tuttavia riuscirà, grazie all'accorta tutela del Buono, a godere a un tempo del riscatto morale e d'una salvifica sistemazione, economica e coniugale. L’attore è tangibile, è parte del ruolo, è egli stesso ciò che in scena, arrivando ad esasperare questi aspetti durante la prima metà del Secolo con Bertolt Brecht e Kostantin Stanislavskij. Proprio da una “non-scuola”, fatta per tre anni nel quartiere di Scampia, è nata la compagnia Punta Corsara, diretta da Emanuele Valenti: un altro esempio, certo tra i più significativi, di quel che può fare il pensiero e la pratica teatrale portata in contesti geografici e umani troppo spesso bollati con termini spregiativi. Martin Dumont sente il dovere di pubblicare in dispense un Parallelo delle piante delle più belle sale di spettacolo d'Italia e di Francia. L’elenco potrebbe continuare ancora a lungo. Ad alcuni dei nostri allievi del corso di teatro è successo XD , con grande divertimento loro e anche del pubblico! Se nel mélodrame gli spettatori d'animo più semplice e ingenuo ravvisano in forme avvincenti, tra sorprese e colpi di scena, una loro possibile metaforica catarsi, nel vaudeville, sulla base di tutt'altro genere di imprevisti e qui pro quo, per lo più domestici e sessuali, un pubblico più smaliziato e scettico contempla l'inevitabile degrado dell'istituzione cardine della società, il matrimonio. Quanto ai processi, essi sono veri e propri spettacoli che si svolgono nei tribunali del Foro. it., p. 468); con l'imperator sfilano, naturalmente, i senatori, i magistrati, i re prigionieri e le loro truppe in catene. Dal 1605 al 1631, in collaborazione con un eccellente drammaturgo del tempo, Ben Jonson, in veste di librettista, Jones sforna - sempre in un clima di tensione e d'attrito con il collega - un'enorme sequenza di masques: e ciascuno è più complesso, raffinato, sontuoso e, naturalmente, costoso dell'altro. ), a proposito di coloro che sono presi dall'entusiasmo, partecipando a canti sacri di particolare natura: "Attraverso dunque la manifestazione concreta dell''entusiasmo' il soggetto perviene - osserva Di Benedetto glossando Aristotele - a uno stato di normalità, in quanto - è da intendere - delle potenzialità emotive presenti in lui hanno trovato sfogo. Lo Stato, s'è detto, demandava all'arconte il controllo delle grandiose feste annuali. Intanto, per la coesione, ed entro certi limiti, per l'intimità che veniva a stabilirsi tra gli spettatori, tutti insieme partecipi dello stesso rito religioso, tutti insieme gelosamente tutori dello stesso patrimonio "di procedure culturali, e anche di miti che venivano tramandati e facevano parte dell'immaginario collettivo" sino ad approfondire la coscienza storica collettiva e a rafforzare il senso d'una comune identità. Ghiron-Bistagne, P., Recherches sur les acteurs dans la Grèce antique, Paris 1976.Giacché, P., Lo spettatore partecipante, Milano 1991.Greer, M.R., The play of power: mythological court dramas of Calderón de la Barca, Princeton, N.J., 1991.Grotowski, J., Towards a poor theatre, London 1968 (tr. D'altronde, esso vieta qualunque allusione sulla scena a un cittadino ancora vivente. Cochin osserva nel 1749 che "il teatro è diventato uno dei principali oggetti di curiosità per coloro che compiono il viaggio in Italia", e tra il 1760 e il 1770 G.P. Il teatro oggi è terreno fertile per la crescita di un’umanità varia, aperta, integrata. Era a una vera e propria 'traversata' dei più diversi generi scenici che esse si affidavano, per riaffermare, in tutto il suo fulgore, il loro spicco su corti amiche o avversarie (v. Marsan, 1980).Nel maggio 1589 si sposano a Firenze il granduca Ferdinando de' Medici e Cristina di Lorena. it. Gli Admiral's Men, proprio nel corso della stagione 1594-1595, sulla base d'una media di sei rappresentazioni alla settimana, allestirono trentotto drammi, di cui ventuno erano novità assolute. Gli istrioni, lussuosamente vestiti, sono in piedi su carri, si fermano al Foro e si siedono colà su sedili d'avorio: mentre il morto viene issato verticalmente, il figlio ne tesse l'elogio, ricordando le eroiche imprese, militari e civili, che ha compiuto. E, al di là del dato propriamente estetico, forse meno interessante per questo giornale, vale la pena invece spendere qualche considerazione sulla natura progettuale, ossia economico-sociale, del Teatro Sociale d’arte. Veniva usata la contaminatio, consistente nell’inserire in un testo principale scene di altre opere, adattandole al contesto attuale e lo si faceva proprio per questa necessità di collegarsi alla realtà che ci circondava a ciò che guardavamo con gli occhi tutti i giorni. "Si guarda dai palchi - ha scritto Fabrizio Cruciani (v., 1992, p. 13) - e si guardano gli spettatori nei palchi: lo spazio della sala si realizza come luogo dello sguardo in tutte le sue possibili implicazioni, esiste come 'interno', mondo autonomo e separato per la vita extraquotidiana dello spettatore, luogo popolato di presenze potenziali prima di essere riempito: significante prima degli spettacoli". Chiuso a lungo in manicomio, Artaud ebbe una sua ossessione tutta scenica: “rifare i corpi”, fino a farli danzare alla rovescia. Ognuno fa storia a sé, porta avanti il proprio discorso e la propria pratica. Egli non sarebbe disposto ad assumere un atteggiamento diverso da quello che lui stesso rivendica - falsamente - come percezione obiettiva dell'azione scenica (v. Giacché, 1991).Curiosamente (ma non troppo), è da questo tipo di spettatore, e non certo da quello 'partecipante' e 'comunitario', che con allarmante regolarità viene denunciata la crisi attuale del teatro, sottoposto alle ricorrenti insidie concorrenziali del cinema - prima muto (dal 1895), poi parlato (dal 1927) -, della radiofonia (dal 1925), della drammaturgia televisiva (dalla metà degli anni cinquanta). Nel teatro il canto, le lire, o i flauti".Il cittadino romano è fortemente politicizzato (v. Nicolet, 1976) e i 'suoi' spettacoli sono i trionfi, i funerali, i processi. Teatro e società sommario: 1. Il teatro d'oggi tra partecipazione e intrattenimentoIl secondo dopoguerra ha segnato indubbiamente in Europa una forte ripresa delle attività artistiche, culturali e teatrali, che in quest'ultimo settore hanno visto l'ingresso, con una fisionomia di vero e proprio mecenate, dello Stato centrale e delle istituzioni pubbliche regionali, provinciali e cittadine. Perché ci sono tante opere antiche trasportate ai nostri tempi? Le preziose testimonianze racchiuse nei rapporti diplomatici dei funzionari delle due ambasciate più solerti, quelle di Venezia e dell'Aia, ci riferiscono invece di un pubblico realmente eterogeneo: prentices, cioè giovani apprendisti dei diversi mestieri, artigiani, negozianti, cittadini, ricchi provinciali di passaggio, ospiti stranieri, avvocati, magistrati e studenti della facoltà di Legge (Inns of court), gentiluomini, aristocratici di corte, spesso con il loro seguito, con cui avevano traversato il Tamigi su una piccola flottiglia. Abbiamo citato una toccante definizione del pubblico odierno dovuta ad Anne Ubersfeld (v., 1996, p. 78). Era lo Stato che sceglieva il corego, un cittadino di classe alta e di ceto particolarmente abbiente, che in forma di liturgia, cioè di una singola prestazione finanziaria obbligatoria, doveva sostenere le spese assai onerose per il compenso del coro, un complesso attorale-coreutico-musicale formato da dodici a quindici persone. Cinquantotto classici poco noti e ventisei novità commissionate a scrittori giovani impongono la sua troupe all'attenzione dell'ambiente intellettuale francese. Élites culturali ed élites sociali tra fine Ottocento e primo Novecento. Se c’è realtà dentro un’opera è impossibile non sentirla nelle vene. Le sue origini ludiche ne fanno uno spettacolo musicale [...]. Si va da Bolzano, con la compagnia La Ribalta-Accademia Arte della Diversità diretta da Antonio Viganò a Catania, dove la compagnia Teatro Neon è entrata ufficialmente nella programmazione del Teatro Stabile. Una mappatura nazionale dei nuovi centri culturali promossa da cheFare. Sarà la Rete, sarà la voglia di stare insieme, sarà che un medium antico come il teatro sembra l’ultimo baluardo allo smembramento individualistico, di fatto – però – si sono moltiplicate le domande di iscrizione alle scuole e accademie (così come si sono moltiplicate le scuole stesse) e le maglie della partecipazione si allargano sempre più. Inutile dire che Giacomo I Stuart giunse a spendere per un solo masque, come quello di Oberon del 1611, più di ventimila sterline, oltre metà delle quali investite in costumi d'uno sfarzo considerato, presso le altre grandi corti europee, impareggiabile.Abbiamo parlato degli eccessi, anche economici, della politica propagandistica degli Stuart a teatro. Ha imposto ai suoi giovani attori una disciplina di rigore etico, prima che artistico: li ha persuasi a mettersi interamente al servizio dell'arte. O ancora vale la pena scoprire l’azione sistematicamente sul campo dell’Associazione Asinitas Onlus di Roma che coinvolge donne immigrate in laboratori di teatro comunitario, o del Laboratorio teatrale integrato permanente “Piero Gabrielli” guidato da Roberto Gandini che agisce nelle scuole capitoline realizzando meravigliosi e fantasiosi spettacoli con bambini disabili e non. Altrimenti non si spiegherebbe la violenza delle polemiche sui due fronti (il 'liberale' Armand Carrel, che sta dalla parte della grande borghesia degli affari, invece di ostentare la più cinica indifferenza verso quei giovani intellettuali 'dai gilè rossi', che blaterano di libertà dell'arte e della sua utilità estetica, sente il diritto-dovere di scrivere quattro furibondi articoli contro la malaugurata creatura victorhughiana). Élites culturali ed élites sociali tra fine Ottocento e primo NovecentoNon stupisce se il seme, profondamente innovativo, gettato dalla nuova razionalità settecentesca sia combusto, con esiti propriamente politici, nella grande fiammata rivoluzionaria. : Il vodou haitiano, Torino 1971).Nicolet, C., Le métier de citoyen romain, Paris 1976 (tr. È la cosiddetta 'sala all'italiana' (e non entreremo qui nel complesso e delicato dibattito di quanto essa sia da ricondurre al genio italico e quanto sia da attribuire a lontane tradizioni 'spaziali' dei singoli paesi europei): un emiciclo - sia esso a U, o a ferro di cavallo, o a campana, oppure a ellisse - chiuso dal fronte del palcoscenico, con la sua larghezza, profondità e altezza, e costituito da una sala o platea e da un sistema di palchi a più piani, che la circondano e la concludono. Tadeusz Kantor, Peter Brook, Jerzy Grotowski, Eugenio Barba, Ariane Mnouchkine, per limitarci a cinque nomi di strenui 'sperimentatori' a livello europeo, hanno, ognuno con forme del tutto peculiari, ripercorso le orme e realizzato le strutture di vita e ricerca che Jacques Copeau aveva per primo escogitato nella Francia degli anni venti (v. Cruciani, 1985). Lo Stato era estremamente attento a tali imponenti rituali, sino ad affidarne il controllo al cosiddetto arconte eponimo. Gli spettatori parigini, che avevano assistito nel 1784, con sentimenti di viva partecipazione, a Il matrimonio di Figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais, nel 1789 erano in qualche modo naturalmente disposti a fremere di giusto sdegno dinnanzi al Carlo IX o la scuola dei re di Marie-Joseph Chenier e a partecipare con la debita tensione emotiva al più colossale 'spettacolo politico' della Rivoluzione: il processo, nel novembre 1792, a Luigi XVI, conclusosi con l'esecuzione capitale del monarca. Ingente per numero, formato da individui della più disparata estrazione sociale e dunque della più diversa cultura (accanto ai σοϕοί e ai δεξιοί, cioè agli intellettuali e agli intenditori, si schieravano i ϕοϱτιϰοί, cioè i grossolani, né mancava, grazie alla ripresa della navigazione, una bella messe di stranieri), il pubblico reagiva con un trasporto che solo in alcune epoche successive sarà dato ritrovare. Quando, la sera del 25 febbraio 1830, va in scena alla Comédie Française Ernani di Victor Hugo, il pubblico, che sia classicista e dunque conservatore, o romantico e dunque progressista, è ancora socialmente coeso: è ancora il pubblico culturalmente consapevole che il secolo dei Lumi ha modernamente forgiato. Ma la musica (le musiche erano dello stesso Bardi, di Luca Marenzio e di Cristofano Malvezzi, i testi del Rinuccini, dello Strozzi e di Laura Guidiccioni), come forza armonizzante dei quattro elementi dell'universo (terra, aria, acqua e fuoco), riconduceva tutto a un ordine superiore, con trasparente allusione all'armonia e all'ordine del recente connubio.Nella Madrid imperiale di Filippo IV, dove per volere della corte sono attivi, sin dal 1584, due teatri, il Corral del Principe e il Corral della Croce, giunge notizia, nel giugno 1625, che la città olandese di Breda è stata sottomessa dagli Spagnoli dopo nove lunghi mesi d'assedio. Ma, esauritasi la vampata, il cosiddetto 'delirio spettacolistico' che tra il 1789 e il 1793 aveva caratterizzato feste, cerimonie e cortei della Parigi rivoluzionaria tende ad attenuarsi sino alla sua progressiva normalizzazione. 4. Potreste chiedervi per quale motivo, allora, se il teatro si adatta così indissolubilmente al contesto storico, risulti così attuale anche nelle sue opere più antiche. Elisabetta è il sovrano che ribadisce, sulle orme di Enrico VIII, la centralità della monarchia nello Stato: godendo di un maggiore consenso, e persino della complicità della larga maggioranza dei suoi sudditi. Tra i registi più brillanti della sua generazione, Giovanni Ortoleva porta alla Biennale Teatro di Venezia, in scena fino al 24 settembre, un testo di Fassbinder che punta a far riflettere sulla rappresentazione teatrale - e non - delle minoranze. "Nel circo le corse a piedi, il pugilato, la lotta, le corse di carri. Il pubblico spettatore-attore nell'Europa medievale cristiana. Ma corre l'obbligo di procedere narrativamente a ritroso, per fare almeno brevemente cenno all'apogeo del rapporto teatro-società, rappresentato dal regno di Elisabetta e dalla civiltà scenica che dal suo nome viene detta elisabettiana. Non diversamente, se trascorriamo dalle steppe della Siberia tungusa a Santo Domingo o a Haiti, rimarremo colpiti dall'intensità fortemente socializzante e dal carattere risolutamente teatrale della ritualità vodu. Naturalismo e simbolismo nel ventennio di fine secolo in Francia, Italia e Germania, e, a partire dal secondo decennio del Novecento, futurismo, cubofuturismo, espressionismo e poi, in rapida sequenza, dadaismo e surrealismo ribaltano la situazione di esemplare compattezza e coerenza che si era venuta formando, per quanto concerne il rapporto teatro-società, nelle platee delle più avvertite città d'Europa, tra illuminismo e romanticismo. Ciò che semmai bisognerebbe strappare a questo teatro delle maggioranze è il suo connotato di 'consumazione', secondo la formula felicemente polemica di Jean-Paul Sartre, per restituirlo, in forme più aristocratiche e appartate, a una sua dimensione di ritualità, stavolta profana, in cui ogni emozione - per evocare una stupenda formula di Alfred de Vigny, all'atto della sua traduzione dell'Othello di Shakespeare da lui ribattezzato Le More de Venise - "sia come l'ultima, cioè la più viva e la più profonda". Nascono così i Copiaus, che recitano in cittadine, paesi e villaggi della Borgogna (una regione sprovvista di sale al chiuso), su palchi ogni volta ricostruiti all'aria aperta, testi del teatro antico, ma soprattutto medievale, in chiave 'popolare': il che per Copeau vuol dire secondo un'essenzialità e intensità lirica quasi primitive. 6. Un riscatto dell’uomo dall’oppressione passata, che va modificando sempre di più la figura stessa del teatro.

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