entrata in guerra italia prima guerra mondiale

I più letti: Back to school: come si torna in classe| Mappe concettuali |Tema sul coronavirus| Temi svolti, Storia contemporanea — Altrettanto rapida furono l'espansione dell'Ilva, che in tre sole forniture poté vendere allo Stato 700 milioni in acciaio, e della Fiat, che monopolizzando la costruzione di automezzi a livello nazionale, e costruendo anche aerei, mitragliatrici e motori marini, passò da 4.000 a 40.500 addetti. La Serbia rifiutò il documento e il 28 luglio venne sancita la dichiarazione di guerra dell'Austria-Ungheria alla Serbia[8] dando inizio al gioco delle alleanze europee che in breve tempo portò in guerra le grandi potenze europee. Parallelamente però Salandra ebbe l'ambizione di spostare gli equilibri all'interno del partito liberale e di spostare a destra l'asse che Giolitti aveva orientato a sinistra. Già verso la fine del 1915 Giovanni Papini scriveva su il Resto del Carlino che la gente si limitava a guardare i titoli ed i comunicati ufficiali e che presto, forse, non avrebbe letto nemmeno più quelli. Cadorna si preoccupò di portare l'esercito al massimo dell'efficienza contemplata dai piani prebellici; le unità di cui era prevista la costituzione al momento della mobilitazione (10 divisioni) vennero impiantate in anticipo affinché garantissero la stessa formazione ed efficienza di quelle permanenti. La situazione della Libia allo scoppio della prima guerra mondiale era turbolenta: gli italiani controllavano le principali città sulla costa e alcuni presidi nelle regioni dell'interno, ma il resto del paese era largamente in mano ai gruppi di resistenti locali che continuavano ad opporsi con le armi alla penetrazione coloniale dell'Italia. blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza La decisione ufficiale e definitiva della neutralità italiana fu presa nel Consiglio dei ministri del 2 agosto 1914 e fu diramata il 3 mattina. Le risorse immagazzinate dai paesi negli anni di pace andarono via via esaurendosi, cosicché lo sforzo bellico poteva avvenire solo a spese della popolazione civile, il cui tenore di vita andava compresso e abbassato, se si volevano alimentare i fronti di combattimento. Il quarto referente politico dei neutralisti - il primo a diluirsi man mano che il governo rende decifrabili le sue propensioni - è il variegato mondo dei conservatori: il notabilato, la destra liberale, gli agrari e gli uomini d'ordine, che trovarono in Salandra il loro uomo, i quali stettero a guardare ragionando in termini di convenienza, e che alla fine si schierarono a favore dell'intervento a fianco dell'Intesa[15]. A lanciare n grido d’allarme sono l'International Air... [...], ©2014-2020 - Scripo Srl Unipersonale, Via Farinet n. 34 , 28813 BEE (VB) • info@scripomarket.com • P.IVA 02427120031 • Privacy Policy • Cookie Policy • Powered by KGM Servizi. Sotto questo aspetto poi la propaganda non esitava a puntare il dito contro gli operai e i loro salari, e allo stesso tempo si prodigava a presentare gli industriali come benemeriti per la patria, aumentando ancor di più la posizione di potere in cui si trovarono i grossi industriali nel dopoguerra[161]. Per la grande maggioranza dei soldati, il consenso non venne ottenuto attraverso un'efficace propaganda o tramite una forte motivazione patriottica, e nonostante questo l'esercito italiano diede prova di solidità, compattezza e obbedienza durante tutti i tre anni e mezzo di guerra. Prima guerra mondiale, riassunto: dall'entrata in guerra dell'Italia alla firma dell'armistizio PRIMA GUERRA MONDIALE RIASSUNTO BREVE E SEMPLICE. Ma i rifiuti non si fermarono alle proteste di alcuni reparti, i casi registrati di singoli soldati che in un modo o nell'altro tentarono di fuggire dagli obblighi della vita militare furono molteplici. Non è facile però ricostruire le cifre della complessa fenomenologia di protesta e di dissociazione alla guerra in seno alle forze armate. Solo i soli socialisti votano contro. Per questi ultimi la guerra era auspicabile come base di partenza per il «grande incendio che avrebbe travolto tutto il vecchio ordine», che avrebbe portato a una rivoluzione sociale, e come scrisse il 5 dicembre 1914 Filippo Corridoni sull'Avanguardia, avrebbe permesso di: «[...] spianare la via della rivoluzione sociale, eliminando gli ultimi rimasugli della preponderanza feudale» consentendo la presa di coscienza di classe del proletariato[25]. può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 Gli studi in materia hanno evidenziato la componente repressiva, incoraggiata da Cadorna, resa evidente dalla drammatica documentazione dei processi e delle fucilazioni. I fatti di Torino fecero credere al molti che il proletariato delle grandi città industriali si trovasse all'avanguardia nella protesta contro la guerra, ma la documentazione di cui si dispone dimostra invece che la protesta nacque soprattutto nei piccoli comuni nelle campagne, e ad opera principalmente delle donne[144]. Le agitazioni italiane durante tutto il conflitto furono comunque decisamente minori rispetto a quelle avvenute negli altri paesi in conflitto, forse a causa dell'annullamento del potere dei sindacati, forse a causa del forte controllo e repressione o forse a causa della debolezza della nuova e disomogenea classe operaia, pesò certamente molto l'isolamento in cui la scelta neutralista aveva posto i socialisti italiani, che permise la soppressione di ogni attività sindacale e l'aumento incontrastato dell'attività di propaganda contro gli operai "imboscati" e i loro alti salari, contrapposto agli operai e contadini che morivano in trincea[150]. Un altro elemento utile al governo per controllare l'opinione pubblica venne rappresentato dalla censura dei giornali italiani. Contemporaneamente alle operazioni belliche, la guerra ebbe anche una profonda influenza sullo sviluppo industriale del paese oltre ad avviare grandi cambiamenti in ambito sociale e politico. Fondamentalmente, pur con motivazioni e obiettivi diversi, c'era la convinzione della maggior parte delle correnti politiche dell'epoca che la guerra era destinata a cambiare il mondo, per cui era impossibile e poco augurabile, rimanerne fuori, in quanto essa avrebbe comunque travolto le vecchie convinzioni e i vecchi equilibri[24] Ciò spiega lo schieramento a favore della guerra di uomini e gruppi che si rifacevano alla tradizione socialista e democratica, definendo quello che successivamente venne chiamato «interventismo democratico» o nel caso dei socialisti, «rivoluzionario». Il 3 novembre 1918, mentre reparti italiani entravano a Trento e sbarcavano a Trieste, i delegati dell'Austria-Ungheria firmarono l'armistizio di Villa Giusti, conclusivo delle ostilità sul fronte italiano[82]. ©2000—2020 Skuola Network s.r.l. Nel 1914 l'Italia era ancora un paese semindustrializzato, che in un settore industriale "chiave" come quello delle acciaierie, si fermava ad una produzione di circa 900.000 tonnellate annue rispetto alle 17,6 milioni di tonnellate prodotte in Germania, alle 7,8 in Gran Bretagna, e che addirittura rincorreva sotto questo aspetto paesi come il Belgio che produceva acciaio in quantità quattro volte superiori rispetto all'Italia. Tutto il discorso fu pieno di riferimenti mistici, riprendendo la simbologia classica e cristiana, con continue allusioni al fuoco sacro simbolo di rigenerazione, di ardore guerresco e di eroismo, di fusione tra la vita e la morte[36]. Gli studi condotti fin dall'agosto 1914 sul problema della mobilitazione dell'esercito, il cui spostamento alla frontiera avrebbe richiesto almeno un mese, e avrebbe comportato provvedimenti talmente vistosi da far temere mosse anticipate da parte degli avversari, condussero all'adozione di un nuovo sistema di mobilitazione definito come «mobilitazione rossa». Questo spostamento degli equilibri, portò durante il prosieguo degli eventi Salandra prima ad appoggiare la causa neutralista e infine quella interventista, convinto dall'intesa personale con Sonnino, il quale dopo aver preso il posto di Di San Giuliano, raccolse intorno a sé l'autonomia necessaria per approntare una serie di trattative segrete con gli schieramenti in guerra[26]. Gli ufficiali P nella grande guerra: propaganda, assistenza, vigilanza, L'officina della guerra. La Regia Marina affrontò il conflitto con equipaggi formati da ufficiali e sottufficiali professionisti e marinai in servizio di leva; come il Regio Esercito le motivazioni dei marinai nell'affrontare il conflitto erano alte ma col passare del tempo si attenuarono, e l'inazione forzata delle unità maggiori determinata dalla permanenza in porto delle navi da battaglia austroungariche incise negativamente sul morale degli equipaggi, anche se non vi furono ammutinamenti di rilievo come quello di Cattaro e quello di Kiel della Kaiserliche Marine. La prigionia veniva descritta in modo tetro, con il duplice intendo di attizzare l'odio verso il nemico, cercando di distogliere i soldati da ogni tentazione della resa, facendo passare il messaggio che la resa è un atto disonorevole che avrebbe inoltre peggiorato le condizioni di vita e aumentato le sofferenze. Per quanto riguarda le previsioni operative, Cadorna stilò il 21 agosto la fondamentale Memoria riassuntiva circa un eventuale azione offensiva verso la Monarchia austro-ungarica durante l'attuale conflagrazione europea: essa configurava la strategia che si sarebbe attuata in un possibile conflitto italo-austriaco, e il progetto di mobilitazione e radunata alla frontiera nord-orientale. Come le altre forze belligeranti, l'esercito italiano imparò con l'esperienza. Non Questo consenso venne raggiunto da vari fattori, basati sia su ipotesi logiche non documentabili, sia su un'effettiva attività assistenziale e di gestione della guerra imposte dai comandi. Fu inoltre quasi impossibile costruire nuove navi, perché i materiali disponibili erano già richiesti dall'industria di guerra, e il governo era poco propenso all'acquisto di navi dall'estero, a causa del timore che una fine prematura della guerra avrebbe svilito il grande immobilizzo di capitale richiesto. Quasi tutti, del resto, erano convinti che il conflitto avrebbe avuto breve durata, qualche mese al massimo; anche per questo, l’impreparazione militare ed economica dell’Italia del 1915 non venne valutata in tutta la sua gravità. A fine giugno, la prima battaglia dell'Isonzo decretò il fallimento dei piani di Cadorna per una rapida e risolutiva offensiva contro il nemico: l'attacco lungo tutto il fronte isontino delle formazioni italiane si infranse contro le difese austro-ungariche non portando che a miseri guadagni territoriali, pagati con pesanti perdite umane[96]. Per convincere erano prima di tutto necessario assistere, distrarre e infondere fiducia, promuovendo atteggiamenti consensuali. La Triplice Alleanza, con l'azione messa in atto dall'Austria-Ungheria senza intesa preventiva con l'Italia e anzi, tenendola deliberatamente all'oscuro, era stata violata non solo nello spirito ma anche nella pratica[9]. Gran Bretagna, Francia e più timidamente anche la Germania, si assicurarono ampie conquiste in Africa, anche l'Italia cercò il suo spazio nel corno d'Africa[2]. Oltre a Trento e Trieste, terre "irredente", l'Italia avrebbe ottenuto il sud Tirolo - abitato prevalentemente da popolazioni di lingua tedesca che si sentivano austriache - l'Istria (Fiume esclusa), abitata soprattutto da sloveni; una parte della Dalmazia (dove gli italiani erano assoluta minoranza); alcune isole dell'Adriatico, Valona e Saseno in Albania e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso. Dominate è la prima, poiché la raffigurazione d'epoca usava sottolineare la maternità anche nella seconda, circondando la moglie del soldato di una "nidiata" di bambini, ponendola quindi come vedova. La voce di Benedetto Croce fu ugualmente rappresentativa a quella dello storico pugliese, anzi, scrivendo sulla sua rivista culturale La Critica, Croce ebbe maggior diffusione nel mondo dell'alta cultura, delle istituzioni e nell'area della classe dirigente liberale e del centro-destra. L'importazione primaria di questo combustibile, che nell'immediato anteguerra aveva sfiorato il milione di tonnellate mensili, era scesa a 720.000 tonnellate nel secondo semestre del 1916 e si mantenne attorno alle 420.000 tonnellate per tutto il 1917. Su pressione degli anglo-francesi, nell'agosto 1916 l'Italia inviò un contingente a unirsi all'armata multinazionale raccolta dagli Alleati a Salonicco per opporsi alle forze tedesco-bulgare nella Macedonia meridionale (la cosiddetta "Armata alleata in Oriente"): il corpo di spedizione italiano, al comando del generale Ernesto Mombelli, arrivò a comprendere tre brigate di fanteria e un distaccamento di aviazione, per un totale di circa 40.000 uomini[85]. Inoltre nel febbraio 1917 gli Imperi Centrali scatenarono la guerra sottomarina indiscriminata, e la curva degli affondamenti di navi mercantili, soprattutto nel Mediterraneo, si impennò verticalmente. I primi movimenti italiani nel maggio-giugno 1915 si svilupparono lentamente, facendo sprecare il vantaggio costituito dalla netta superiorità numerica iniziale sugli austro-ungarici: con la mobilitazione ancora da completare molti reparti italiani non erano pronti a muovere, vi era una generale carenza di artiglieria (in particolare quella pesante) e di mezzi per forzare gli sbarramenti di filo spinato, e il terreno impervio e privo di strade favoriva nettamente i difensori; l'avanzata italiana si arrestò già nel corso della seconda settimana di giugno, e le truppe iniziarono a sistemarsi nelle trincee[95]. Gadda, allora giovane ufficiale degli Alpini, fu catturato nei giorni di Caporetto, e nel dopoguerra ha lasciato un resoconto della sua esperienza in prigionia nei libri Giornale di guerra e di prigionia e Taccuino di Caporetto[126]. Secondo la Johns Hopkins University si sono registrati in 24 ore oltre 200.000 casi di coronavirus.... [...], (Teleborsa) - Possibilità per gli avvocati difensori di depositare memorie, documenti, richieste e istanze telematicamente o via pec, accesso da remoto ai registri di cancelleria per il personale amministrativo e... [...], (Teleborsa) - Mediaset chiude i primi nove mesi dell'anno con un risultato netto positivo di 10,5 milioni di euro, anche se in forte calo rispetto ai 92,1 milioni di euro dell’esercizio precedente. L'Eritrea italiana visse un periodo di tensione con il confinante Impero d'Etiopia a causa della politica conciliante verso Germania e Impero ottomano da parte del nuovo imperatore ligg Iasù, un musulmano; la situazione migliorò nel settembre 1916 quando le massime autorità etiopi condussero un colpo di Stato ad Addis Abeba, detronizzando Iasù e rimpiazzandolo con la figlia del vecchio negus Menelik II, Zauditù: il complesso di quasi 10.000 uomini posto a protezione della colonia italiana fu progressivamente ridotto e i reparti migliori del Regio corpo truppe coloniali d'Eritrea inviati a combattere in Libia. Il fronte interno giocò un ruolo fondamentale per il sostegno dello sforzo bellico: gran parte della vita civile e industriale fu completamente riadattata alle esigenze economiche e sociali che il fronte imponeva, e comparve la militarizzazione dell'industria, la soppressione dei diritti sindacali a favore della produzione di guerra, i razionamenti per la popolazione, l'entrata della donna nel mondo del lavoro e moltissime altre innovazioni sociali, politiche e culturali. Alla vigilia della Prima guerra mondiale, quindi il sistema di alleanze è ben definito: da una parte ci sono Germania, Austria-Ungheria, Italia, Bulgaria e Impero Ottomano, dall’altra Francia, Russia, Inghilterra e Serbia. Quando Michelangelo Buonarroti morì lasciò incompiuta la Basilica di San Pietro in Vaticano... Comunicato Stampa – Ufficio Stampa Regione Campania In considerazione dell’elevato numero di richieste pervenute al... Comunicato Stampa – Ufficio Stampa Provincia di Benevento Antonio Di Maria, Presidente della Provincia di... L’amministrazione comunale di Paupisi, attraverso la propria pagina Facebook critica nei confronti dell’Asl Benevento, ecco... Comunicato Stampa – Ufficio Stampa Confesercenti Nuova nomina per Vincenzo Schiavo, presidente Confesercenti Interregionale Campania... Comunicato Stampa – Alfredo Iannaccone, Ufficio Stampa Nursing Up per la stampa  Sanità, Nursing Up,... © Caratteristica in questo senso fu l'attività del deputato socialista trentino Cesare Battisti, che percorse tutta l'Italia per convincere i suoi compatrioti che «l'ora di Trento è suonata» e che il socialismo non può ignorare le radici nazionali e le ragioni dell'appartenenza nazionale[21]. Al momento dell'ingresso dell'Italia nel conflitto il parlamento accordò al governo pieni poteri, a cui seguirono amplissime deroghe alle norme di contabilità dello Stato e in pratica all'abolizione dei controlli della Corte dei conti. Il 26 aprile questi firmarono segretamente il Patto di Londra, per cui dovevano entrare in guerra entro un mese. Nel dicembre 1914 il primo reggimento fu inviato sul fronte della Somme mentre il secondo operò nelle Argonne, ed entrambi subirono pesanti perdite negli scontri con i tedeschi; in vista della sua entrata in guerra, nel marzo del 1915 il governo italiano chiese lo scioglimento dei due reparti e gli uomini rientrarono in Italia[87]. In vista dello sforzo bellico furono creati nuovi ministeri e organi, come il sottosegretario per le Armi e le Munizioni (che divenne Ministero nel 1917), i ministeri dei Trasporti marittimi e ferroviari, degli Approvvigionamenti e Consumi, dell'Assistenza e Pensioni di guerra ed altri (i ministeri passarono da 12 a 18), nonché una serie di sottosegretari con la partecipazione di fosse personalità del campo industriale[132]. Almeno per quel che contava e vincolava il governo. Anche con gli uomini disposti "a ondate" e non in massa, gli attaccanti risultavano comunque molto vulnerabili; la coordinazione tra fanteria all'attacco e artiglieria non era mai ottimale, una situazione dovuta anche ai primitivi mezzi di comunicazione disponibili: radio e telefoni da campo erano apparecchi ingombranti, e sul campo gli uomini dovevano affidarsi a staffette, piccioni viaggiatori, fumogeni colorati o segnali luminosi. Per ricordare l’inizio dell'”inutile strage“, come il papa Benedetto XV definì la Prima Guerra Mondiale, abbiamo scelto il foglietto che le poste italiane hanno emesso oggi in occasione del centenario dell’ingresso del nostro Paese nel conflitto. elevato, Clicca la foto: se riesci a trovare il bambino hai un Q.I. Anche il governo diede il suo contributo ad appesantire la situazione; il governo Salandra seguitava a sperare in una guerra breve e limitata alla trincea che non provocasse traumi o sconquassi sociali, per cui incoraggiò l'ottimismo e non diede limitazioni ai consumi e non impose alcuna austerità alla popolazione; ma ancor più grave fu la disparità nel salario medio giornaliero di un operaio e quella del contadino in armi, 7 lire contro appena 90 centesimi[114]. I principali campi che li accolsero furono Mauthausen, Sigmundsherberg, Theresienstadt in Boemia, Celle nell'Hannover, Rastatt nel Baden, dove in questi ultimi due fu detenuto anche Carlo Emilio Gadda. Tutto ciò lascia pensare che nella grande maggioranza dei casi, il soldato era spinto da un desiderio di sottrarsi anche per poco agli obblighi militari, piuttosto che dal tentativo di disertare in maniera definitiva[119]. “Guerra di Trincea ”. Per tutti, in vario modo, la guerra sarebbe stata un cataclisma purificatore e rigeneratore, l'espressione anche estetica ed estrema della modernità. Questa situazione non era sconosciuta all'alto comando italiano, grazie ai continui rapporti che giungevano dagli osservatori inviati al fronte (in particolare dagli addetti militari a Parigi, tenente colonnello Giovanni Breganze, e Berlino, colonnello Luigi Bongiovanni)[91]; questi misero in luce il potere distruttivo di mitragliatrici e artiglieria e il ruolo sempre più centrale delle trincee, ma come del resto la maggior parte degli ufficiali superiori degli eserciti belligeranti ritennero la guerra di posizione come un fatto temporaneo: la convinzione era che l'incremento della potenza difensiva rendesse più costosi gli attacchi, ma non fino a un livello inaccettabile[92]. Con la fine della guerra di Crimea, combattuta vittoriosamente da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna contro l'Impero russo, si riunì nella capitale francese il congresso di Parigi, nel quale il Presidente del consiglio del Regno di Sardegna Cavour ottenne che per la prima volta in una sede internazionale si ponesse la questione italiana. I nazionalisti parlavano di nuovi possedimenti in Dalmazia, del dominio sul mare Adriatico, del protettorato sull'Albania e di compensi coloniali. Al suo culmine il contingente italiano raggiunse il numero di 20/22 000 uomini, che si ridussero gradualmente fino al definitivo ritiro avvenuto entro il dicembre 1920[184][185]. Le autorità italiane (in primo luogo Orlando) proibirono ed ostacolarono in ogni modo la pratica di aiuti organizzati, e solo sul finire del conflitto tentarono un esperimento in questo senso. Scoppiarono quindi le guerre balcaniche del 1912 e 1913 faticosamente placate dall'intervento austriaco[5]. La guerra risvegliò l'interesse di tutti i governi verso l'arma della propaganda, con cui si potevano galvanizzare gli spiriti depressi e sofferenti. La responsabilità della sconfitta ricadde immancabilmente su chi si era arreso senza combattere o peggio aveva tradito. Ma di fatto sarebbe stato impossibile assicurare il buon andamento della produzione ricorrendo all'applicazione continua di misure coercitive. Fin dal 24 maggio Cadorna ordinò un'avanzata dei reparti italiani lungo tutto il fronte, ma con la mobilitazione dell'esercito ancora in pieno svolgimento l'azione si sviluppò molto lentamente consentendo agli austro-ungarici del generale Svetozar Borojević von Bojna di correre ai ripari: nel corso delle prime settimane furono occupate alcune zone del Trentino meridionale, Cortina d'Ampezzo, Caporetto, Monfalcone e la vetta del Monte Nero, ma fu solo alla fine di giugno che le forze italiane furono pronte per assalire le difese austro-ungariche. L'entrata in guerra dell'Italia aprì un lungo fronte sulle Alpi Orientali, esteso dal confine con la Svizzera a ovest fino alle rive del mare Adriatico a est: qui, le forze del Regio Esercito sostennero il loro principale sforzo bellico contro le unità dell'Imperial regio Esercito austro-ungarico, con combattimenti concentrati nel settore delle Dolomiti, dell'Altopiano di Asiago e soprattutto nel Carso lungo le rive del fiume Isonzo. La poca fiducia che Cadorna aveva nelle truppe non si può ricondurre solo a fattori personali, ma soprattutto alla politica della destra autoritaria di Salandra e Sonnino, altrettanto diffidenti verso le masse[105]. Ma a favore di quest'ultima, il complesso industriale creato era omogeneo e non solamente collegato alle commesse militari, per cui durante la riconversione postbellica la Fiat poté continuare la sua crescita industriale, mentre Ansaldo e Ilva crollarono non appena cessarono le commesse militari[160]. Il culmine di questa campagna, che nell'aprile 1915 con la firma del Patto di Londra, guadagnò il sostegno del governo di Salandra, si ebbe con le giornate del "maggio radioso"[169]. I neutralisti, nel corso dei dieci mesi che portarono all'entrata in guerra, appaiono più numerosi degli interventisti, anche e soprattutto se misurati guardando i loro referenti politici. Nel novembre del 1915 l'esercito serbo, in rotta dopo essere stato battuto dalle forze degli Imperi centrali, si rifugiò nel nord dell'Albania chiedendo assistenza agli Alleati: tra gennaio e febbraio del 1916 una flotta di navi italiane, francesi e britanniche evacuò dai porti albanesi circa 260.000 persone tra soldati e profughi civili serbi, oltre a 10.000 cavalli, 68 cannoni e altro materiale bellico[84]; le forze italiane stabilirono una guarnigione a Durazzo, ma ne furono scacciate dalle truppe austro-ungariche che in breve tempo occuparono tutto il nord e il centro dell'Albania. Il 24 Di San Giuliano assieme a Antonio Salandra e all'ambasciatore tedesco Hans von Flotow presero visione dell'ultimatum presentato dall'Austria-Ungheria alla Serbia, rimanendone sconcertati. Cadorna rimase convinto che la guerra di logoramento fosse solo una condizione temporanea, e che sarebbe stata la manovra delle truppe a decidere le battaglie[93]: pur riconoscendo il potere distruttivo delle nuove armi, e prescrivendo quindi che le truppe non si muovessero in masse compatte ma in ondate non dense, il generale continuò a insistere sul fatto che le posizioni nemiche dovessero essere conquistate con ripetuti assalti frontali; fattore decisivo degli scontri era ritenuta la forza di volontà, lo slancio dei reparti e la determinazione a vincere dei soldati, capace di compensare qualunque svantaggio tecnologico o geografico[94]. Il 10 novembre Mussolini dichiarò che «il vecchio antipatriottismo è tramontato» e cinque giorni dopo, sul primo numero de Il Popolo d'Italia (fondato dallo stesso Mussolini), uscì il famoso pezzo Audacia in cui Mussolini scrisse a favore della guerra[22][23]. Le principali attività del servizio P al fronte consistette nel formulare schemi di conversazione facilmente comprensibili, che facevano leva sulla sensibilità dei fanti, su motivazioni patriottiche, e sulla promozione di giornali di intrattenimento, divulgazione e propaganda da far circolare tra i soldati.

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