8 maggio 1945 morte

Il 30 aprile 1945 Adolf Hitler dopo aver fatto colazione con le sue segretarie e aver salutato e ringraziato i suoi collaboratori e aiutanti personali, si ritirò insieme a Eva Braun nella sua stanza privata nel bunker e intorno alle ore 15.15 si suicidò ingerendo una fiala di cianuro e contemporaneamente sparandosi un colpo di pistola alla testa; la Braun si suicidò ingerendo il veleno. L'avanzata dell'armata di Berzarin incontrò una forte resistenza soprattutto lungo le linee ferroviarie di raccordo della stazione, ma i sovietici continuarono ugualmente ad avanzare distruggendo sistematicamente con il fuoco delle armi pesanti ogni edificio e ogni caposaldo nemico[202]. Nella sera del 15-16 aprile venne sferrato un prolungato attacco aereo contro le posizioni di prima linea, mentre gli aerei d'assalto Ilyushin Il-2 Šturmovik intervennero in massa ed estesero la loro azione anche sulla seconda posizione di resistenza tedesca. Panzergrenadier-Division. Panzerarmee del generale von Manteuffel; il maresciallo Rokossovskij aveva ulteriormente rinforzato la testa di ponte sovietica nell'area di Stettino trasferendo la 70ª Armata e due corpi corazzati accanto ai tre corpi fucilieri della 65ª Armata del generale Batov. Dopo un giorno di preparativi e dopo aver concentrato la sua artiglieria pesante, il maresciallo Konev era pronto a sferrare l'attacco alla linea del canale Teltow; le difese tedesche, inizialmente costituite da deboli unità del Volkssturm, erano state notevolemente rafforzate con l'arrivo di reparti della 18. Anzi, i vari Keitel, Jodl, Krebs e altri ancora lo implorarono separatamente di continuare la lotta, e nessuno si dichiarò disposto ad alzare bandiera bianca. Il 24 aprile anche l'avanzata da est della 5ª Armata d'assalto in direzione del parco di Treptow venne fortemente contrastata da reparti del 56º Panzerkorps del generale Weidling; in particolare le unità della SS Nordland sferrarono ripetuti contrattacchi, impiegando i pochi carri pesanti Tiger II del battaglione Hermann von Salza; a mezzogiorno i sovietici, nonostante le perdite, avevano respinto tutti i contrattacchi tedeschi e ripresero l'avanzata occupando il parco e raggiugendo l'anello della metropolitana di superficie[167]. Il generale Katukov cercò di sfruttare il varco aperto dal 11º Corpo carri trasferendo l'11º Corpo carri della Guardia, ma le unità blindate sovietiche non riuscirono ancora, anche per le difficoltà del terreno paludoso, ad accelerare l'avanzata. In realtà nonostante il malcontento del maresciallo, il 19 aprile segnò un momento decisivo della battaglia di Berlino; in questa giornata la 9ª Armata del generale Busse perse la sua coesione e venne irrimediabilmente frammentata in tre tronconi che iniziarono a battere in ritirata abbandonando le posizioni che avevano così accanitamente difeso. Il generale ammette le perdite subite nei primi scontri dentro la città contro i reparti tedeschi; egli afferma tuttavia che nella seconda fase della battaglia le truppe sovietiche migliorarono le loro tattiche facendo avanzare i carri armati in cooperazione con i fucilieri; in questo modo ridussero molto l'efficacia degli attacchi tedeschi con i Panzerfaust[194]. In tarda serata, mentre continuavano gli scontri nel Reichstag, intervenne personalmente il colonnello Zincenko, comandante del 756º reggimento; egli raggiunse il primo piano e nella semioscurità parlò prima con il capitano Neustroev e il tenente Berest, ordinandogli di organizzare una squadra d'assalto per portare sul tetto la bandiera rossa N. 5 e quindi si fece raggiungere dai sergenti del gruppo d'assalto "ufficiale" Kantaria e Egorov a cui affidò personalmente l'incarico dicendogli: "Bene ragazzi, andate e alzate lo stendardo lassù"[255]. ... Il 12 aprile 1945 l'improvvisa morte del presidente statunitense Franklin Roosevelt sembrò rappresentare un evento di questo tipo e per un breve momento si diffusero illusorie … La rivalità tra i due fronti sovietici era sempre accesissima; alcuni comandanti dell'8ª Armata della Guardia del generale Čujkov giunsero al punto di utilizzare i carri armati distrutti per ostruire il passo ai rivali del 1° Fronte Ucraino e sbarrargli la strada per il centro di Berlino[225]. Il documento assegnava al 1° Fronte Bielorusso del maresciallo Žukov, come il dittatore aveva già deciso alcuni mesi prima, la missione principale di raggiungere e conquistare le aree centrali più importanti di Berlino e specificava che le forze del maresciallo Konev non avrebbero dovuto superare la linea di operazioni Teupitz-Mittenwalde-Mariendorf-sud di Tempelhof-stazione Anhalter, e sarebbero rimaste escluse dagli obiettivi più prestigiosi nel quartiere governativo berlinese. Due altre armate, rinforzate da due corpi meccanizzati avrebbero invece attaccato in direzione di Dresda. I preparativi dell'offensiva finale dell'Armata Rossa in Europa furono caratterizzati soprattutto dalla fretta, sotto la costante pressione delle massime autorità di comando e con la preoccupazione derivante dal timore di un'avanzata generale anglo-americana che anticipasse i sovietici a Berlino e alterasse l'equilibrio stabilito a Jalta[43]. Furono queste truppe soprattutto che subirono forti perdite a causa dei continui contrattacchi tedeschi e di cruenti combattimenti ravvicinati; solo nel tardo pomeriggio i soldati del 380° raggiunsero la linea anticarro piena d'acqua che sbarrava l'accesso all'edificio[250]. Ricevi i documenti di nascita, morte, battesimo del 8 Maggio 1945. Per tutto il 17 aprile il maresciallo Konev continuò a spingere in avanti le sue armate corazzate della Guardia; i carri armati dei generali Rybalko e Leljušenko quindi avanzarono rapidamente a ovest della Neisse e proseguirono affrontando rapidi e violenti scontri a fuoco con i residui gruppi di resistenza e le riserve tedesche che cercavano di contrattaccare. Il 20 aprile entrò in campo anche il 2° Fronte Bielorusso del maresciallo Rokossovskij dopo avere finalmente completato il difficile raggruppamento delle sue forze impegnate per molte settimane in Pomerania; fin dalla sera del 19 aprile il maresciallo aveva informato Stalin dell'inizio dell'attacco e nella notte le linee tedesche della 3ª Panzerarmee sulla linea del basso Oder avevano subito ripetuti attacchi dei bombardieri notturni sovietici mentre gruppi speciali d'assalto avevano attraversato su gommoni per prendere possesso del vasto terreno paludoso compreso tra i diversi rami del fiume. Durante la battaglia lo schieramento tedesco sarebbe stato rafforzato dall'intervento di altre divisioni da ovest della 12ª Armata e di unità del Volkssturm, formato da civili di 17-60 anni e di inabili al servizio per ferite o malattie, modestamente armati e addestrati, e della Hitlerjugend, reclutata tra giovanissimi volontari fortemente ideologizzati, armati in particolare di Panzerfaust[70]. Iosif Stalin, di fronte alla crescente resistenza delle residue truppe tedesche, al temporaneo indebolimento delle sue forze dopo una rapidissima avanzata meccanizzata per oltre 500 chilometri, e ai pericoli di uno scacco di fronte alla capitale tedesca che avrebbe potuto ridurre il suo prestigio, proprio mentre erano in corso le difficili trattative diplomatiche con le potenze alleate occidentali dopo la conferenza di Jalta, aveva preferito rinunciare a un attacco immediato a Berlino e organizzare preliminarmente la metodica distruzione delle forze nemiche ancora asserragliate sui fianchi del cuneo principale dell'Armata Rossa giunto sull'Oder[11]. La celebrazione del 9 maggio della Giornata dell’Europa, dal canto suo, quest’anno ha assunto un valore particolare, non solo perché ricorre il 70° anniversario dalla Dichiarazione Schuman, ma perché l’Europa si trova ad affrontare la più grave emergenza sanitaria ed economica dal dopo guerra: la pandemia di Covid-19. Nonostante l'evoluzione catastrofica degli eventi, nel bunker predominavano ancora le illusioni: il generale Krebs rassicurò ancora una volta il Führer sulla solidità delle difese tedesche a Berlino e confermò che il ponte di Pichelsdorf sull'Havel era ancora in possesso dei giovani della Hitlerjugend e rimaneva a disposizione dell'armata Wenck[215]. Il tenente Babick, specialista dei combattimenti ravvicinati, diede prova di estrema determinazione facendo fucilare sommariamente i soldati sbandati o indisciplinati ed espresse fino all'ultimo grande fiducia, affermando che erano in arrivo rinforzi di carri pesanti Tiger II; il tenente organizzò la difesa schierando tutto intorno al palazzo del Reichstag piccoli gruppi di SS[243]. Altre forze tedesche nell'area del Reichstag comprendevano unità del Volksturm, paracadutisti della 9ª Divisione e marinai del battaglione Grossadmiral Donitz. Il gruppo guidato dal generale Mohnke con le segretarie di Hitler, superò la Sprea su una passerella e in un primo tempo riuscì a proseguire, mentre il gruppo del generale Krukenberg con i superstiti della SS Nordland, comprese le SS francesi, venne respinto, dovette tornare indietro e in pratica si dissolse, la maggior parte, compreso il generale Krukenberg, furono catturati o uccisi. La pianificazione operativa dello Stavka prevedeva di concentrare sul fronte di attacco una massa imponente di uomini e mezzi militari; l'ìmpegno logistico richiesto per trasferire su lunghe distanze e concentrare le unità militari in circa 15 giorni fu realmente straordinario e venne completato con pieno successo nonostante grandi difficoltà organizzative[46]. Il comandante del 1° Fronte Bielorusso era molto preoccupato; egli temeva che le sue forze si sarebbero completamente logorate se si fosse prolungata ancora la battaglia sulla linea del Oder e che quindi non sarebbero più state in grado di raggiungere e conquistare Berlino[109]. Il cammino dell’Unione europea è passato, in questi 70 anni, attraverso fasi di fiducia e periodi di difficoltà, ma non venendo mai meno alla sua fondamentale promessa di pace, stabilità e prosperità per tutti i popoli europei. Si trovava ancora a Berlino, anche la 3ª Armata corazzata della Guardia del generale Rybalko, dipendente dal 1° Fronte Ucraino del maresciallo Konev, che avanzava nell'area sud-occidentale della città di Wilmersdorf in direzione dell'Hohenzollerndamm. Il generale Šatilov aveva osservato l'attacco dalla zona del piazzale della dogane a circa 600 metri di distanza; alle ore 14:25 segnalò erroneamente che sembrava di aver individuato, in mezzo al fumo, una bandiera rossa sventolare dal secondo piano dell'edificio. Nonostante questi successi, il maresciallo Konev non era affatto soddisfatto del ritmo dell'avanzata; per evitare ingorghi del traffico egli dispose che avrebbero dovuto attraversare la Sprea solo i convogli del carburante e delle munizioni; egli inoltre alle 19:45 del 20 aprile diramò un nuovo ordine ultimativo ai generali Rybalko e Leljušenko in cui stabiliva che le due armate avrebbero dovuto fare irruzione a Berlino entro "questa notte"[121]. Nella mattinata le unità del generale Kuznecov conquistarono Weissensee, mentre contemporaneamente entravano nell'area di Berlino da est anche le formazioni della 5ª Armata d'assalto del generale Berzarin che, rinforzate dal 11º Corpo carri, raggiunsero Kaulsdorf, Biesdorf e Karlshorst[143]. L'attacco venne sferrato a partire da Wilmersdorf, mentre la 55ª Brigata carri della Guardia del colonnello David Dragunskij avanzò lungo la Kantstrasse in direzione dello zoo[224]. Da est invece avanzava la 5ª Armata d'assalto del generale Berzarin rinforzata dall'11º Corpo carri che il 23 aprile superò la Sprea e prosegui a ovest di Karlshorst; infine nella stessa giornata il generale Čujkov, dopo aver superato a sua volta nella notte la Sprea, raggiunse Adlershof e si avvicinò a Bohnsdorf[151]. Secondo i dati ufficiali sovietici i tedeschi avrebbero avuto complessivamente 458.080 morti e feriti, mentre sarebbero stati catturati quasi 480.000 prigionieri; inoltre sarebbero stati distrutti oltre 4.000 mezzi corazzati e quasi 5.000 aerei[324]. Alla fine, ricorrendo all'espediente di impiegare come esca un T-34 parzialmente incendiato e coprendosi con cortine fumogene, i carri armati riuscirono a passare sulla riva settentrionale del canale Landwehr[230]. Il 28 e 29 aprile, il maresciallo Konev dovette intervenire anche per fermare la minacciosa avanzata della 12. Stalin quindi evidenziò le difficoltà tecniche che avrebbe dovuto superare il maresciallo Konev per raggruppare le sue forze, che erano ancora in parte impegnate in Slesia, contro Berlino, ma non assegnò esplicitamente la missione principale al maresciallo Žukov[40]. La grande area di Berlino in questo modo era completamenta isolata e lo Stavka poteva concentrare contro l'area urbana la massa di sei armate del maresciallo Žukov, tra cui due armate corazzate, e due armate del maresciallo Konev[168]. Il Terzo Reich si arrese ufficialmente l'8 maggio 1945, sei giorni dopo la fine della battaglia. Durante la battaglia Adolf Hitler, che aveva deciso di rimanere nella capitale accerchiata per organizzare l'ultima resistenza, si tolse la vita per non cadere in mano sovietica. Alcuni di questi importanti personaggi, in particolare Göring, Himmler e Ribbentrop, coltivavano ancora illusorie speranze di poter giocare un ruolo nella politica internazionale e mantenere il potere collaborando con le potenze occidentali contro i sovietici. Il generale Heinrici richiese per tre volte nel corso della giornata l'autorizzazione a far sganciare l'armata del generale Busse dalle sue ultime posizioni sull'Oder per ripiegare verso ovest, ma il generale Krebs dovette comunicare ogni volta che Hitler rifiutava di autorizzare la ritirata. In questo modo l'armata aveva aggirato tutta la periferia nord-occidentale di Berlino e si trovava a soli 25 chilometri di distanza dalle forze del maresciallo Konev in avvicinamento da sud. Si parla spesso di anniversari, di date storiche e certamente i giorni 8 e 9 maggio, contigui pur se riferiti a due anni diversi, sono davvero due ricorrenze da celebrare e non dimenticare. Dirigi le tue armate corazzate verso Berlino"[108]. Il 12 aprile 1945 l'improvvisa morte del presidente statunitense Franklin Roosevelt sembrò rappresentare un evento di questo tipo e per un breve momento si diffusero illusorie speranze di una possibile rottura immediata della Grande Alleanza tra gli occidentali e l'Unione Sovietica[62]. Il maresciallo Konev seguì personalmente la marcia delle armate corazzate e dopo aver attraversato i campi di battaglia in mezzo ai boschi, cosparsi di resti di mezzi blindati bruciati e distrutti, raggiunse il fiume Sprea dove il generale Rybalko era arrivato con i suoi elementi di testa senza tuttavia essere riuscito ancora ad attraversare[104]. Le caratteristiche del terreno favorirono i difensori tedeschi; le solide posizioni delle alture di Seelow permettevano di dominare il terreno più in basso della valle dell'Oder e offrivano un campo di tiro ottimo per colpire un nemico in avanzata allo scoperto; inoltre il terreno del bacino del fiume, fortemente paludoso e costellato di piccoli corsi d'acqua melmosi, non permise ai sovietici di far affluire tempestivamente i reparti di rincalzo e i rifornimenti e costrinse i mezzi corazzati a muoversi solo su le poche strade e i sentieri transitabili che potevano essere facilmente individuate e colpite dall'artiglieria anticarro tedesca[83]. Hitler appariva ormai quasi completamente rassegnato; le ultime defezioni dei suoi collaboratori più fidati e la sequenza di cattive notizie dal fronte lo convinsero a prendere le ultime decisioni della sua vita. I combattimenti sulla linea del fiume Oder e soprattutto all'interno dell'area urbana di Berlino, violenti e prolungati, costarono pesanti perdite di uomini e mezzi a entrambe le parti. L'enorme ingresso era completamente sbarrato e murato e si dovette far intervenire due mortai che a distanza ravvicinata praticarono un'apertura nel portone; nel frattempo altri soldati sovietici con bandiere rosse avevano raggiunto la scalinata: il tenente Koshkarbaev e il soldato Bulatov del 674º reggimento, il sergente Eremin e il soldato Savenko del 380º reggimento, il sergente Smirnov e i soldati Belenokov e Somov del 525°, il sergente Japarov della brigata d'artiglieria pesante[250]. Nell'area del Reichstag complessivamente erano schierati, secondo le fonti sovietiche, circa 5 000 soldati tedeschi, supportati da tre reparti di artiglieria campale e uno di artiglieria antiaerea[233]. A tarda notte il maresciallo si mise nuovamente in comunicazione con il dittatore ma questa volta Stalin fu meno cordiale e molto più polemico; criticò l'impiego prematuro delle armate corazzate in contrasto con le direttive dello Stavka e mise in dubbio che le alture di Seelow sarebbero state realmente conquistate il 17 aprile. Il maresciallo Konev decise di organizzare un attacco in forze alla linea del canale Teltow e fece portare avanti la riserva di artiglieria costituita da oltre 3 000 cannoni e mortai pesanti; egli inoltre, per rafforzare le sue forze di fanteria per l'attacco all'area urbanizzata della città, affrettò i movimenti della 28ª Armata del generale Lucinskij che si allineò a sua volta sulla destra dei carri armati di Rybalko lungo il canale Teltow[148]. Hitler alternava periodi di esaltazione irragionevole con fasi di cupa disperazione: alla Reitsch, dopo questi discorsi ottimistici, consegnò due capsule di cianuro per lei e il generale von Greim[206]. Alle 13:30 le fanterie sovietiche, colpite dal fuoco dei cannoni del Bunker dello Zoo, furono costrette di nuovo a fermarsi; solo il 525º reggimento della 171ª Divisione che era schierato all'estrema sinistra settentrionale, riuscì a sfuggire alla sorveglianza del nemico e dal quartiere diplomatico raggiunse il ponte del Kromprinz[251]. La battaglia di Berlino (in tedesco: Schlacht um Berlin; in russo: Берлинская наступательная операция, Berlinskaja nastupatel'naja operacija) fu l'ultima grande offensiva del teatro europeo della seconda guerra mondiale e segnò la sconfitta definitiva della Germania nazista. Inoltre alle ore 21:15 un altro gruppo, guidato dal tenente Sergej Sorochin, avrebbe innalzato un'altra bandiera rossa sul tetto del Reichstag[252]. Il 7 marzo 1945 il generale Hellmuth Reymann era stato nominato da Hitler comandante della guarnigione di Berlino con l'incarico di trasformare la città in una fortezza completamente attrezzata per affrontare un assalto o un assedio dei sovietici[173]. Durante un incontro diretto, il 28 aprile, i generali von Manteuffel e Heinrici si rifiutarono di obbedire alle disposizioni ultimative del feldmaresciallo e continuarono la ritirata[311]. Alle ore 13:50 del 20 aprile 1945 l'artiglieria sovietica del 79º Corpo d'armata della 3ª Armata d'assalto aprì per la prima volta il fuoco contro il centro di Berlino; vennero sparate solo poche salve soprattutto a scopo simbolico per intimorire il nemico proprio nel giorno del compleanno di Hitler mentre altri colpi di cannone avevano in precedenza raggiunto aree più periferiche della capitale[132][133]. Potsdam era caduta fin dal 27 aprile. Il palazzo del Reichstag e il terreno circostante era difeso dalla terza compagnia del Wachtbatallion L.A.H, dipendente dal Reggimento SS Anhalt, al comando dell'esperto Obersturmführer Gerhard Babick, il cui posto di comando, collegato al Reichstag da un tunnel, si trovava più indietro in un sotterraneo tra la Dorotheenstrasse e la Hermann-Göring-Strasse[234]. Le altre armate invece incontrarono grandi difficoltà; il maresciallo Rokossovskij decise di trasferire la 70ª Armata nel settore del generale Batov per impiegarla nella sua testa di ponte[131]. Il piano operativo dello Stavka prevedeva la partecipazione attiva anche del 2° Fronte Bielorusso del maresciallo Konstantin Rokossovskij; il suo intervento era previsto, a causa del ritardo del raggruppamento delle sue forze ancora impegnate in parte in Pomerania, due o tre giorni dopo l'attacco sull'Oder. Hitler chiedeva continuamente notizie di Wenck e il generale Krebs riferì che l'armata sembrava aver fatto notevoli progressi in direzione di Berlino; anche l'armata del generale Busse era in movimento verso la capitale; mancavano invece notizie precise sulla sorte delle truppe dei generali Steiner e von Manteuffel schierate nel settore settentrionale del fronte[218]. I primi reparti d'assalto di fucilieri partirono all'attacco alle ore 04.55. Saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni. Nella realtà all'alba del 28 aprile i tedeschi controllavano a Berlino ormai solo una stretta striscia di territorio compresa tra Alexanderplatz a est e Charlottenburg e lo Reichssportfeld a ovest dove i giovani della Hitlerjugend tenevano il ponte sull'Havel in attesa di Wenck, per una lunghezza di circa 15 chilometri e una larghezza di appena cinque chilometri[220]. Nonostante i combattimenti in corso, Gatow venne utilizzato fino all'ultimo; nella giornata del 26 aprile atterrò nell'aeroporto una compagnia di fanteria di marina che venne assegnata come rinforzo alla SS Nordland, mentre arrivarono su un Focke-Wulf Fw 190 anche il generale Robert Ritter von Greim e la sua compagna Hanna Reitsch, convocati personalmente da Hitler. Ciò si dovette non solo ai combattimenti che in alcune zone continuarono per alcuni giorni, ma dipese anche dalla decisione del governo Doenitz di ritardare il corso degli eventi mediante una serie di capitolazioni parziali, al fine di agevolare al maggior numero possibile di militari e civili tedeschi di spostarsi nelle zone occupate dalle potenze occidentali. Dall’1 all’8 maggio 1945 in Germania si svolge l’atto finale di un’epoca. Armata in direzione est apparentemente per salvare Berlino. Dopo tre tentativi falliti di sfondamento il gruppo si disperse: il carro Tiger fu distrutto, Martin Bormann e Ludwig Stumpfegger rimasero uccisi[291]. Armata furono di circa 200.000 uomini, mentre solo 40.000 soldati si collegarono con le truppe della 12. Finalmente, la Seconda Guerra Mondiale era finita. Il 19 marzo 1945 Hitler diramò la sua famosa direttiva sulla "terra bruciata" (conosciuta anche come "ordine di Nerone") in cui ordinava la distruzione di tutti gli impianti produttivi, delle installazioni, degli stabilimenti e delle vie di comunicazione sullo stesso territorio tedesco per ostacolare in ogni modo l'avanzata nemica[19]. Nel primo mattino del 29 aprile il 79º Corpo fucilieri rafforzò le sue posizioni e rastrellò con la 150ª e la 171ª Divisione gli edifici a nord della Moltkestrasse di fronte alla grande costruzione del Ministero degli Interni, e tutto il quartiere diplomatico a nord della grande piazza, la Königsplatz, di fronte al Reichstag; contemporaneamente le truppe del genio furono impegnate a rimuovere gli ostacoli e aprire vie sicure per la marcia dei mezzi corazzati[238]. Egli ritenne che fosse essenziale rinforzare il Fronte orientale con tutte le truppe disponibili sottratte agli altri fronti e che in questo modo sarebbe stato possibile resistere con successo alla prevedibile offensiva finale sovietica; nel frattempo il Fronte occidentale doveva guadagnare tempo con le limitate forze disponibili, in attesa dell'arrivo di nuove armi segrete per la Luftwaffe e per la flotta di sommergibili dell'ammiraglio Karl Dönitz[17].

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